Rongorongo l’indecifrabile scrittura dell’Isola di Pasqua

La scrittura Rongorongo o kohau Rongorongo, come viene chiamata dai nativi, è un sistema scritturale, non ancora decifrato, composto da glifi intagliati in tavolette di legno.

La traduzione più comune del termine kohau è: “legno utilizzato per fabbricare lo scafo della barca”. E Rongorongo significa “il grande messaggio” o “grande studio” per questo “kohau Rongorongo” è stato tradotto in “Legno di recitazione” o “Narratore personale” comunemente indicato come scrittura Rongorongo.

Tavoletta con iscrizioni in rongorongo

Secondo la tradizione orale, il primo re polinesiano ad arrivare sull’Isola di Pasqua, Ariki Hotu Matu’a aveva con se 67 tavolette: le 67 saggezze dei Maori sul modo di navigare, sulla conoscenza dell’astronomia e altro ancora. Tuttavia, nessun’altra scrittura di questo tipo è mai stata trovata da nessuna parte in Polinesia. Alcuni ricercatori hanno ritenuto che la scrittura Rongorongo sia stata inventata solo dopo l’arrivo degli spagnoli nel 1770, dal momento che si chiedeva agli ariki di firmare un contratto di cessione dell’isola.

Al di là delle teorie sulla sua origine, è molto probabile che il significato della scrittura Rongorongo rimanga per sempre un mistero. Esistano sono solo 25 pezzi originali con iscrizioni Rongorongo, e sono sparsi nei musei di tutto il mondo. Nessun pezzo originale è rimasto sull’isola di Pasqua. Questa scarsità e dispersione dei reperti, così come la mancanza di conoscenza dell’antica lingua dei Rapa Nui, rende quasi impossibile trovare un sistema che possa decifrarla.

Creature fantastiche

I simboli sono stati scolpiti su entrambi i lati del legno con denti di squalo o frammenti di ossidiana, senza spazi o separazioni tra i simboli. Sembrano rappresentare esseri antropomorfi in diverse posture, delle creature fantastiche che assomigliano a uccelli, animali o piante acquatiche, degli esseri celesti, dei piccoli uncini o ancora delle figure geometriche. Si ritiene che si tratti di una scrittura simbolica piuttosto che fonetica.

Il sistema scritturale utilizzato nelle tavolette Rongorongo è noto come Scrittura bustrofedica, il che significa che si scrive una linea in una direzione e la successiva nella direzione opposta. Per leggere una tavolette, è necessario girarla mentre si legge.

Uno dei primi missionari ad arrivare sull’isola, il monaco francese Eugenio Eyraud, scrisse in un rapporto indirizzato a uno suoi superiore: “Si trovavo in ogni capanna delle tavolette di legno o delle canne ricoperte di geroglifici. Sono figure di animali sconosciuti nell’isola che i nativi disegnano con pietre taglienti. Ogni geroglifico ha un nome. La poca attenzione che portano a queste tavolette mi fa pensare che questi segni, vestigia di un linguaggio primitivo, siano per loro qualcosa da conservare piuttosto che da cogliere un significato.”

Purtroppo, le tavolette della scrittura Rongorongo, vendute o scambiate tra gli europei e gli isolani, sono state bruciate dai missionari che le consideravano sataniche. Pensavano che queste provocassero strani stati mentali e spirituali e portassero messaggi spirituali in contrasto con il loro lavoro di evangelizzazione.

Ma ora, un ricercatore polacco sta tentando di decifrare la scrittura Rongorongo

“Ci sono numerosi indizi che lasciano pensare che l’Isola di Pasqua sia uno di quei rari posti al mondo in cui la scrittura è stata inventata indipendentemente da altri sistemi di notazione. “Il motivo per cui è stata creata in un posto così isolato rimane un mistero”, riferisce il dott. Rafal Wieczorek della Facoltà di Chimica dell’Università di Varsavia.

Decifrare i segni è veramente difficile in quanto solo poche persone nel mondo ci stanno lavorando, e non a tempo pieno. Infatti, per tutti gli studiosi, si tratta di un progetto parallelo.

“Per ottenere risultati, è necessario istituire un gruppo di ricerca che si concentrerà esclusivamente su di essa”, afferma il dott. Wieczorek, specialista in astrobiologia che ha aderito alcuni anni fa al gruppo internazionale che si occupa di decifrare il rongorongo. Ammette di dedicare sempre più tempo a questa passione; tra l’altro è anche autore di numerosi articoli sul rongorongo pubblicati su riviste scientifiche.

Nonostante i molti interrogativi, i ricercatori che hanno esaminato la scrittura misteriosa hanno stabilito alcuni punti:

  • In primo luogo, sappiamo che il rongorongo era utilizzato dall’aristocrazia che viveva sull’isola, non era una scrittura usata nella vita quotidiana.
  • Le frasi vengono lette con il sistema inverso della Scrittura bustrofedica, che significa una scrittura la cui direzione di lettura cambia alternativamente da una linea all’altra: il supporto deve essere ruotato durante la lettura.

Come si può determinare questo, visto che la scrittura non è stata ancora decifrata?

“Le sequenze di caratteri si ripetono su diverse tavolette, in alcuni casi vanno alla riga successiva del testo e in altri continuano su una riga”, spiega il ricercatore.

Diverse indicazioni mostrano che il rongorongo può essere letto in modo simile ai geroglifici egizi. La scrittura si basa su logogrammi (segni che rappresentano ciò che descrivono, o parole collegate metaforicamente), fonogrammi (trascrizione arbitraria di un suono) e determinanti (simboli che chiariscono il significato della parola scritta foneticamente).

Tavoletta rongorongo
Credit: Rafał Wieczorek

Nel rongorongo ci sono circa 600 segni diversi, mentre i geroglifici egiziani sono circa 1000.

I segni raffigurano personaggi umani con armi sproporzionatamente lunghe. Altri rappresentano animali, come uccelli, pesci, squali, topi e ratti. Un ampio gruppo di circa 200 caratteri è di difficili interpretazione, ma sembrano utensili o armi.

Gli scienziati non sono riusciti a determinare quando fu inventato il rongorongo.

“Alcuni hanno suggerito che la scrittura sia nata solo in seguito al contatto con gli invasori europei, ma questo è improbabile”, ha affermato il dott. Wieczorek.

Le analisi fisico-chimiche degli artefatti non hanno aiutato molto: solo un esemplare ha potuto essere datato. Una datazione che si avvicina al XVIII secolo è stata ottenuta, ma questo tipo di analisi non funziona bene nei casi di passato recente.

Le altre popolazioni polinesiane non avevano un proprio sistema di scrittura. Quindi c’è un problema: perché la scrittura è apparsa in una delle isole più isolate del mondo? La scienza non ha ancora trovato una risposta a questa domanda.

I ricercatori hanno diviso le tavolette in base al loro presunto contenuto. In un solo caso, c’è stato un accordo completo che riguarda fenomeni astronomici: 28 segni rappresentano delle falce di luna.

L’analisi del ricercatore polacco mostra che un’altra tavolette può avere contenuti simili: è giunto a questa conclusione dopo aver eseguito un’analisi statistica dei glifi presenti su tutte le tavolette conservate nel mondo. La seconda tavoletta “astronomica” era in Belgio, ma è stata bruciata durante la prima guerra mondiale.

Tavolette astronomiche

Tuttavia, i ricercatori hanno ritrovato una foto di questa tavoletta. Ed è quindi stato possibile determinare che in alcuni punti dove le sequenze di segni includevano delle falce di luna, i segni erano uguali su entrambe le tavolette.

In una recente pubblicazione, il Dr. Wieczorek si è interessato a uno dei segni usati: secondo lui, il simbolo che rappresenta tre perle è un ripetitore. Le lingue polinesiane, a cui appartiene la lingua parlata dalla popolazione dell’isola di Pasqua, sono note per l’uso di ripetizioni: la parola “thé” significa “chiaro” mentre la parola ” thé thé” significa “bianco”. Tra l’altro, il nome attuale di questo sistema di scrittura, “rongorongo” è una ripetizione. Significa “recitare, declamare, cantare”. Tuttavia i ricercatori non sanno qual fosse il nome originale della lingua.

La scrittura degli abitanti dell’Isola di Pasqua è rimasta quasi sconosciuta. Ciò che sorprende è che nessuno dei primi esploratori europei (nel 1722) abbia notato l’alfabetizzazione della popolazione locale.

Più di cento anni dopo il clero cristiano riporto il ritrovamento di centinaia di tavolette enigmatiche nelle capanne degli autoctoni.

“Nessuno poteva più leggerle sull’isola, a quei tempi” aggiunge il Dr. Wieczorek. Gli abitanti, pragmatici, decimati dagli invasori europei, usarono le tavolette per accendere il fuoco. L’isola ha sempre avuto problemi per la scarsità di legna”.

Tavolette salvate dal fuoco

Comunque le tavolette non impressionarono i chierici. Nel 1869 una di queste fu usata come girandola per una fune decorativa che i fratelli donarono al vescovo di Tahiti. “Non fu il dono ma la girandola ad attirare l’attenzione del vescovo. Grazie al suo intervento, molte tavolette si sono salvate”. riferisce lo scienziato.

Negli anni che seguirono, diverse spedizioni, comprese spedizioni dalla Russia e dall’Inghilterra, riuscirono ad acquisire singoli artefatti. L’ultima tavolette considerata originale è apparsa in un’asta a Londra alla fine del XIX secolo.

“Dal punto di vista intellettuale, tentare di decifrare il rongorongo è un’attività molto stimolante, spero che sarà un successo. Studiando ulteriormente la struttura interna della scrittura e il suo layout, faremo sicuramente nuovi progressi” ha concluso Wieczorek.

Traduzione a cura di Mondo di Misteri

FONTE:
Mystère & Sciences
Science in Poland
Les Decouvertes Archeologiques